
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.
Sebbene abbia già compiuto una serie di miracoli, i nazaretani, suoi concittadini, sono rimasti fermi al falegname, “il figlio di Maria”. E da lì non si spostano. Del resto, non lo avevano fatto prima neanche gli scribi e i suoi stessi parenti. Anzi questi ultimi erano andati a prenderlo per ricondurlo su strade di buon senso, perché in giro si diceva: “È fuori di sé” (Mc 3,21).
Questa incomprensione – e Gesù lo ribadisce chiaramente - alligna quando si sceglie di stare tra “quelli di fuori” (Mc 4,11), ossia tra coloro decidono di escludersi dal suo orizzonte e dalla comunione con Lui.
A nulla serve “conoscere” Gesù fin dall’infanzia (quando è semplice sapere che nella tua vita lascia tutto come sta!), a nulla serve assistere ai suoi insegnamenti se non cammini con lui, se non c’è in te un ascolto docile, un vedere col cuore, che ti prepara e ti conquista alla fede: prima o poi si finisce per scandalizzarsi di lui, allontanandosene.
È accaduto duemila anni fa, quando Gesù percorreva le vie della Palestina, accade anche oggi, e accade purtroppo anche tra coloro che si dicono e si credono “quelli di dentro”.
A questo punto un po’ d’inquietudine ci farebbe bene, soprattutto se ci sentiamo “i vicini” (!):
«Il futuro della Chiesa – diceva il giovane teologo p. Joseph Ratzinger nel 1969, può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. […] Se oggi non siamo più molto capaci di diventare consapevoli di Dio, è perché troviamo molto semplice evadere, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere. In questo modo, le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!».
Uomini e donne
dalle radici profonde,
che vivono nella pienezza pura della loro fede,
consapevoli di Dio,
che abitano le profondità interiori.
Uomini e donne che vedono col cuore.
È a questo che tendiamo davvero?
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