Più il cuore si apre all’azione dello Spirito, più vediamo “chiaramente” e vediamo “da lontano in modo distinto”
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,22-26
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Giunto a Betsàida, in questa terra di confine sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade abitata in prevalenza da pagani, Gesù accoglie e guarisce un cieco. Alcuni anonimi personaggi lo avevano condotto a lui pregandolo di toccarlo, come già era capitato più volte.
Gesù compie un gesto emblematico: “prese il cieco per mano” e “lo condusse fuori”. È lo stesso gesto compiuto dal Signore quando fece uscire gli Israeliti dall’Egitto: “li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto” (Ger 31,32).
Passare dalla cecità alla visione profonda e autentica delle cose è un movimento di liberazione che incide sulla nostra identità e sulle nostre scelte. Prima o poi questo può accadere, in un tempo preciso o in più tempi della nostra vita, mentre viviamo nella terra di confine tra la fede e l’incredulità. Gesù ci prende per mano e ci conduce fuori, lontano dalle interferenze della folla e del villaggio, nello spazio discreto dove ogni cosa relativa si sfoca e noi rimaniamo soli con Lui, nella verità di ciò che siamo – ciechi – e nel desiderio di “vedere chiaramente”.
Gesù applica una cura curiosa e pone “della saliva sugli occhi” del cieco. Voi sapete che nella concezione popolare la saliva era ritenuta come un concentrato di alito. Gesù dunque gli trasmette il suo respiro, la forza dello Spirito. A primo acchito pare però che questa sua terapia sia blanda. Dico “pare” perché in verità siamo noi che abbiamo bisogno di essere toccati più e più volte dalla saliva di Dio per “vedere distintamente ogni cosa”. Dunque non è lo Spirito che agisce ‘a lento rilascio’, ma siamo noi a reagire lentamente alle cure mentre Gesù opera su di noi con infinita pazienza.
Il percorso della nostra guarigione comincia con il vedere qualcosa ed è quello che prima non consideravamo neanche perché c’era il nero totale attorno a noi. Però ciò che vediamo sono ancora “alberi che camminano”, orizzonti sfocati, prospettive indistinte. Sentiamo di essere emersi dal nero di una vita priva di slanci ma ancora non sappiamo dove dirigerci, soprattutto siamo incapaci di esporci totalmente alla luce.
Poi, man mano che il cuore si apre all’azione dello Spirito, vediamo “chiaramente” e vediamo “da lontano in modo distinto”. Questo vuol dire che cominciamo a sollevare lo sguardo, a distinguere e discernere le situazioni fino a osservare in profondità la bellezza e la grandezza del nostro cuore abitato da Dio. E da qui, come riemersi alla luce, possiamo ogni giorno rinascere e cogliere il messaggio nascosto che sta dentro le cose che viviamo. E finalmente ciò che prima era oscuro, incomprensibile e che ci teneva come sospesi e perennemente agitati, ora è come una matassa che via via si dipana e si ricompone con ordine.
Vi prego, fermatevi un momento e lasciatevi interpellare anche voi dalla domanda di Gesù: «Vedi qualcosa?».
Con serenità guardatevi dentro, guardatevi attorno e dite: “Vedo…”.
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