
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Se vuoi seguire Gesù, fallo subito, mettiti in cammino e vai fino in fondo: questo è il messaggio del Vangelo di oggi.
La credibilità della nostra sequela si poggia sul ‘presente’ e non su un ipotetico futuro che rimandi ad oltranza illudendoti di essere “in cammino”. Se sei progetto di Dio gettato nel mondo, come diceva un noto filosofo, Heidegger, non puoi dire “ti seguirò”, ma “ti seguo”, ora.
I progetti, se li metti in cantiere, prima o poi si realizzano, ma se li chiudi in un cassetto o li parcheggi in attesa di tempi e condizioni migliori, diventano sogni infranti, occasioni irrimediabilmente perdute, rimpianti. E dentro questo nido artificiale ti fossilizzi, non voli.
Da qui l’ansia di voler seppellire i morti, cioè tornare indietro per afferrare gli affetti. Credi di farlo solo per un momento, ma poi finisci per mettere mano all’aratro volgendoti continuamente indietro con lo sguardo (e con il cuore!) e muovendoti in avanti a zig zag, come un ubriaco che barcolla goffamente.
Questa, nella sequela, è un’autentica disgrazia.
Ho visto persone spegnersi totalmente perché totalmente aggrappate al passato e perennemente nostalgiche. Così incollate al passato da essere incapaci di amare il proprio presente e le persone che nel presente ci stanno accanto. Idealizzano a tal punto l’esperienza di ieri da voler ricostruire e rivivere a tutti i costi solo ed esclusivamente ciò che hanno vissuto.
Con un’amara conseguenza: voltandoti indietro, distratto dal passato, finisci per tracciare un solco storto nel presente e per non vedere più davanti a te Colui che ti ha chiamata/o e che hai scelto di seguire. E questo ti rende inadatto al regno di Dio. Non solo fai del male a te stessa/o perché ti privi dell’oggi di Dio che è sempre una novità di vita, ma impedisci anche agli altri di crescere nella bellezza del presente che il Signore ha in serbo per loro.
Non concentriamoci sul come 'fummo', né su come 'saremo', ma su come 'siamo', su chi siamo adesso e su ciò che adesso il Signore ci chiede, qui, nella terra del presente, l'unico tempo che vivi davvero.
La sequela non è né sogno né nostalgia, ma umile e gioioso cammino che annuncia coi fatti, nell’oggi, l’avvento del regno di Dio.
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