Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,2-8
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
All’annuncio dell’angelo i pastori “andarono in fretta” a Betlemme e “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16). Una strada percorsa senza indugio per vedere il Salvatore. È il Vangelo che abbiamo ascoltato a Natale, nella notte. Ieri poi siamo stati ancora in cammino per trovare Gesù che si era fermato nel tempio tra i maestri per ascoltarli e interrogarli. Luca ci ha informati infatti che Maria e Giuseppe “non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme” (2,45).
Anche oggi, festa di san Giovanni apostolo, il Vangelo ci conduce su una strada. Questa volta il percorso porta verso il luogo dove era stato sepolto Gesù. Lì, verso il sepolcro, Maria di Màgdala si era già incamminata da sola mentre ancora era buio, sfidando strade infide e pericolose e soprattutto sfidando il giudizio degli altri che, se l’avessero vista a quell’ora vagare tra i vicoli della città, l’avrebbero ritenuta una donna di malaffare. A lei Gesù apparirà per primo e le affiderà il mandato di primo testimone della sua risurrezione.
Ora infine, ed ecco i dettagli del vangelo che abbiamo appena letto, Maria di Màgdala è di nuovo in cammino anzi, in corsa, dal sepolcro alla casa di Pietro. Ha visto che la pietra era stolta dal sepolcro, teme che abbiamo “portato via il Signore” e pietrificata dal dolore corre da Pietro. Ancora per strada, in cammino, nella fatica e nel pianto.
E finalmente la corsa di Pietro e Giovanni, “quello che Gesù amava”. Corrono insieme, ma i passi di Pietro sono più lenti. Giovanni giunge per primo, ma attende l’arrivo di Pietro dinanzi alla tomba vuota. Sì perché nella corsa si può anche rischiare di rimanere soli, ma alla meta, quella ultima, si arriva sempre insieme rispettando il passo dell’altro con l’unico desiderio di essere “uno” nella gioia dell’incontro con il Signore.
Quanta strada in questi giorni!
La venuta di Gesù mette fretta nel cuore. Bisogna trovarlo sfidando l’oscurità della notte, la paura di non trovarlo, la rassegnazione d’averlo ormai perso per sempre, il timore che qualcuno o qualcosa possa privarci della sua presenza, l’incapacità di riconoscerlo nei segni che ci pone lungo il cammino e, per finire, l’incapacità stessa di credere nel mistero della sua risurrezione.
Dai, bisogna trovarlo senza rimandare a domani l’inizio del nostro cammino! E dopo averlo incontrato bisogna cercarlo ancora senza dare mai nulla per scontato e definitivo perché il nostro cuore è come una cavità porosa che sì accoglie, magari perfino con gioia ed entusiasmo, ma via via disperde anche e rischia d’impoverirsi fino a rimanere vuoto.
Ricordate la parabola del seminatore? Ci sono preoccupazioni che soffocano, ricchezze e piaceri della vita che c’impediscono di maturare, prove così dure che veniamo meno, radici cosi poco profonde che rischiano di essere divelte dal vento contrario se comincia a soffiare con violenza. Questo capita quando consumiamo le riserve custodite nel cuore e Gesù smette di essere il Signore della nostra vita e la fonte della nostra gioia.
Ecco perché oggi, ripercorrendo i tanti chilometri di queste strade polverose insieme con i pastori, con Maria e Giuseppe, con Maria di Màgdala e infine con Pietro e Giovanni, non possiamo che richiamare al nostro cuore la necessità di correre verso Gesù e perseverare nella corsa, come ci esorta l’autore della Lettera agli Ebrei: “circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (12,1-2).
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