Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,11-13
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
“Un segno dal cielo”: questo avevano chiesto alcuni a Gesù per metterlo alla prova. E ora Gesù risponde con parole durissime: a questa generazione malvagia, che non vuol vedere e non vuol sentire, spavalda nell’arroganza e meschinamente ipocrita, non sarà dato alcun segno.
L’evangelista Luca invece precisa: «non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione» (Lc 11,29-30).
Considerata la vicenda del profeta, questo non era certo il segno sperato. Vale la pena ricordare i fatti di questo apologo. Il profeta Giona, noto per il suo fare un po’ svogliato e ribelle, al limite della disobbedienza, durante un’improvvisa tempesta era stato gettato in mare dai suoi compagni di navigazione. Naufrago tra le onde, era poi stato intercettato e inghiottito da un grosso pesce. Per tre giorni e tre notti, simbolicamente morto, era rimasto nel ventre dell’animale. E lì nell’angoscia più profonda, aveva pregato il suo Dio:
"Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce. […]
Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino al tuo santo tempio.
Quelli che servono idoli falsi
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode
offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore" (Gn 2, 3ss).
Il testo dice che “il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia”. Ed ecco “il segno di Giona”: come Giona, il Cristo entrerà nel ventre della morte e dopo tre giorni risorgerà.
Ma seguiamo ancora per un momento la vicenda del profeta.
L’esperienza traumatica e più ancora la salvezza “venuta dal Signore” insieme al secondo invito rivoltogli subito da Dio, finalmente lo persuadono ad obbedire alla missione affidatagli e così “si alzò e andò” per raggiugere gli abitanti Nìnive a cui annunciò tutto il giorno il castigo imminente. I Niniviti alla sua predicazione “credettero a Dio”, si pentiremo della loro condotta malvagia e fecero opere degne di conversione.
Ora, dice Gesù parlando di sé, “qui vi è uno più grande di Giona” (Lc 11,32). “Più grande” perché non annuncia castighi, ma proclama misericordia. E voi come rispondete a questo annuncio? Non “credete a Dio” come avevano fatto i cittadini di Ninive, non vi convertite, non vi ravvedete dalla vostra condotta malvagia. Cercate un segno e per giunta lo fate per mettermi alla prova, ma non volete capire che Dio è in attesa del vostro pentimento per accordarvi il suo perdono.
Ecco, Dio è in attesa. Fossimo pure un caso “disperato”, lasciamo che ci raggiunga!
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