Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Di sale e di luce si parla spesso nelle Scritture, a partire da Dio che ha stipulato con Israele “un’alleanza di sale” (2Cr 13,5), cioè un’alleanza perenne e inviolabile, e prima ancora quando, dando inizio alla creazione, ha detto: “Sia luce! E la luce fu” (Gen 1,3). E con la luce, il giorno e la vita.
Ora, nel Vangelo, Gesù non dice: “dovete essere sale e luce”, ma “voi siete il sale e la luce”.
Sale e luce siamo già, non dobbiamo diventarlo! E lo siamo perché discepoli di Cristo, che ha portato a compimento “l’alleanza di sale” e ci ha insegnato con la Sua parola a insaporire la vita e a conservarla con intatta fedeltà.
Come il sale dà sapore al cibo e impedisce che diventi avariato, così la nostra vita, quando è illuminata dalla sapienza del Vangelo, è ricca di senso, condita di bene e di saggezza: le relazioni maturano, il dialogo si arricchisce, l’affetto per gli altri si fa genuino, la fedeltà inossidabile, e tutto si vive con semplicità di cuore, fuori dal labirinto delle complicazioni e delle ambiguità. Soprattutto si è liberi d’amare e di essere amati nello stile delle beatitudini evangeliche.
“Ma se il sale perde il sapore?” - Ecco la provocazione di Gesù.
Voi sapete che il sale non si corrompe, almeno è questo che ci hanno insegnato i professori di chimica. L’ipotesi che si possa rovinare perdendo sapore dunque è assurda, impossibile. Un paradosso! Tuttavia, se Gesù ci mette in guardia da questo rischio è perché, in verità, un modo c’è per guastare il sale ed è quello di mescolarlo con qualcos’altro che altera la sua purezza.
Insomma, fuor di metafora, cos’è che vuol dirci Gesù?
Se tu prendi il Vangelo e lo mescoli con la mentalità di questo mondo non è più Vangelo quello che segui, quello che dici e quello che testimoni, ma è il frutto corrotto dei tuoi giochi al ribasso, che si smascherano quando arrancando con scetticismo ragioni così: “Sì, è bello ciò che dice il Vangelo, ma è troppo, è impraticabile. Dobbiamo essere concreti, stare coi piedi per terra…”. E cominci così ad ammorbidire le parole che hai ascoltato, ad abbassare gli ideali, ad alterare i valori, affinché il Vangelo ti stia cucito addosso senza stringerti troppo. E da lì in poi cominci a tenere i piedi su due staffe, con ipocrisia, assecondando le tue convenienze: “questo sì, quello no, quell’altro forse…”. Ed eccoti ridotto a sale insipido, che “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”.
Insieme al sapore c’è il colore della coerenza, che si vede solo se c’è la luce, quella della nostra vita quando riflette il chiarore di Cristo. Mettiamola sul candelabro, in alto, dice Gesù, e non certo per essere visti e applauditi, ma in modo che risplenda e che gli altri vedano la bellezza del Vangelo attraverso le opere buone che fate.
Saremo perfetti e integri nell’essere ogni giorno “sale e luce”?
Bella domanda!
Stamani mi sono imbattuta in una bellissima citazione di Oscar Romero che, al riguardo, mi ha dato tanta pace: “Nella nostra vita - dice questo santo martire dei nostri giorni – riusciamo a compiere solo una piccola parte di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio. Niente di ciò che facciamo è completo. Che è come dire che il Regno di Dio sta più in là di noi stessi. Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire. Nessuna preghiera esprime completamente la fede. Nessuna meta né obiettivo raggiunge la completezza. Però ciò che facciamo è un inizio, il passo di un cammino, un'opportunità per la grazia del Signore di entrare e fare il resto”.
Un inizio, il passo di un cammino, un’opportunità: questo ci basti!
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