Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Seduto a tavola con un fariseo che lo aveva invitato a pranzo, Gesù si sta rivelando un ospite scomodo, se non addirittura scortese:
...oh, ma che fa?
Lo invitano e si mette a insultare i padroni di casa?
Dov’è finita la buona educazione, il buon senso?
Un momento: niente di tutto questo! Perché in quel “guai a voi” c’è tutto il dispiacere di un Dio che non si rassegna a vederci affondare mentre è sulla barca con noi e cerca di farci passare all’altra riva, desiderando che questa traversata ci conduca davvero alla salvezza. Certo, è indignato, ma la sua è un’indignazione profetica: denuncia un male per tirarci fuori dal male.
Ed ecco i tre “guai”, i tre mali che anche noi dobbiamo smascherare e chiamare per nome.
Primo: vi preoccupate di essere minuziosi e puntuali nell’osservanza di alcune leggi, anche le più piccole, forse fino all’esagerazione, però trascurate ciò che davvero Dio vuole da voi: giustizia e amore.
Secondo: poiché vi credete indefettibili e puri, pensate sia 'doveroso' che vi si accolga con applausi e ovazioni. Anzi, andate continuamente in cerca di “visibilità” per essere ammirati, ‘riconosciuti’. Ma la vostra vita è una tomba, siete morti dentro, impuri come i cadaveri, anche se la gente non lo sa o, meglio, se ne accorge dopo. Vi si crede inappuntabili e invece contaminate chi vi si avvicina.
Terzo: siete davvero ipocriti perché pretendete dagli altri ciò che voi non fate. E la vostra responsabilità è grande perché dovreste essere guide del popolo e non cattivi maestri.
E noi? Ci rispecchiamo in qualcuno di questi tre guai?
Se sì, se qualcosa ci punge, evitiamo almeno il ridicolo: non facciamo gli offesi, come i dottori della Legge. Piuttosto facciamo una sana autocritica perché, sapete, quando si legge questo vangelo lo si applica più facilmente agli altri che a se stessi. Anzi, leggendolo, ti vengono subito in mente certe persone… siamo bravi infatti a diagnosticare i peccati degli altri e ancor più bravi a nascondere i nostri!
Chissà se oggi non sia la volta buona che curiamo noi stessi!
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