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Non giudicare


Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 7,1-5


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».

 

Essere capaci di giudizio e giudicare con la testa propria sono segni di maturità. E bisogna apprezzarli perché significa avere la capacità di distinguere e di discernere. Naturalmente non è questo che Gesù intende dicendoci: “Non giudicate”.

Giudicare viene dal latino iudex dĭcis, ‘il giudice dice’. Ed è in questo ‘parla il giudice’ che c’è il primo inghippo: uno solo infatti “è legislatore e giudice”, ribadisce l’apostolo Giacomo, “ma chi sei tu, che giudichi il tuo prossimo?” (Gc 4,14).

Chi sei tu? Non sta a te giudicare, ossia assolvere o condannare.


Ora, nel dirlo siamo apparentemente tutti d’accordo, se non fosse che poi ci affrettiamo ad aggiungere un “ma” che suona così: “ho però il diritto di dire ciò che penso e di esprimere una mia opinione”. E sarebbe pure una cosa lodevole se non fosse che dietro il diritto d’opinione si nasconde molto spesso, malcelata, la voglia di dare all’altro una lezione, affondando la scure del giudizio. Un giudizio severo di condanna.

E questa è l’ipocrisia numero uno: ti spacci per schietto, ma sei solo uno dal grilletto facile, spari a zero e colpisci. Gran male, per te che lo fai perché ti arroghi un diritto che non hai, e per gli altri che subiscono un’ingiusta violenza.


Gesù ci mette in guardia da questa tagliente e apparente schiettezza: “con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati”. Che è come dire: certe cose ce le andiamo proprio a cercare. Non perché il Signore per ripicca ci ripaghi con la nostra stessa moneta, ma perché saremo giudicati secondo la misura dell’amore per gli altri.


Chi giudica infatti non è certo uno che s’interessa davvero dell’altro, che se ne prende cura con delicatezza e rispetto. Giudica solo dei fatti imponendo il proprio ordine delle cose, ordine che sotto sotto lui stesso non rispetta, e con arroganza si fa maestro, pur non avendone i requisiti, come dice Gesù alludendo alla trave che è nell’occhio degli ipocriti: «come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave?».


Persino gli psicologi lo dicono: per cambiare gli altri occorre cambiare se stessi!

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