Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,20-25
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Quando? E come? Per i farisei, e in generale per i giudei del tempo, era importante trovare risposte precise su modalità, tempi e luoghi in cui Dio avrebbe definitivamente regnato sulla terra. Immaginavano e desideravano un suo avvento grandioso, farcito di conquiste e rivendicazioni di potere. Speravano che questo avvento fosse come un lungometraggio di stile hollywoodiano in cui l’eroe spazza via gli avversari con la forza strabiliante di poteri sovrumani. Poveretti: erano davvero fuori strada!
Gesù sferza con ironia il loro tentativo di sapere in anteprima la trama di questi eventi apocalittici perché, e lo ribadisce con forza, Dio agisce con discrezione, non attira l’attenzione, non s’impone.
Se noi rimaniamo impantanati nel chiacchiericcio di queste supposizioni che polarizzano curiosità e attese, perdiamo di vista l’unica cosa che conta davvero e che è già sotto i nostri occhi, ora, qui, nel presente che stiamo vivendo: il regno di Dio è in mezzo a noi!
Vedete, tutti, chi più chi meno, andiamo a caccia di risposte. E anche oggi i calcoli sulla fine dei tempi si sprecano. Così come si sprecano le ipotesi sul modo in cui tutto questo avverrà. Vorremmo afferrare il futuro, soprattutto i tempi ultimi, perché le cose che sfuggono al nostro controllo ci fanno paura. Ma, a sentire Gesù, questa paura è infondata e alligna soprattutto quando del Vangelo si coglie solo la crosta.
Sapere “quando”, dunque, è inutile, anzi fuorviante. Proviamo piuttosto a mettere Cristo al centro della nostra vita, ad andare oltre la crosta scavando più a fondo. Soprattutto smettiamo di andare dietro ai falsi messia che promettono mari e monti abbagliandoci con il luccichìo di lusinghe artificiali – chi vuole ne faccia un elenco, a partire dalla propria esperienza – e concentriamo le nostre energie sulla ‘normalità’ del quotidiano, in cui Dio si rivela e continuamente ci parla.
Mi permetto di ricordarvi le piccole cose di ogni giorno, quelle che ci passano sotto gli occhi e a cui, per abitudine, non prestiamo più alcuna attenzione. Ecco: quelle piccole cose, anche “le croci” che vorremmo scansare, dobbiamo tornare ad osservare, apprezzare e ascoltare come eco del regno di Dio che silenziosamente ci cresce accanto, ci cresce dentro, in attesa serena e fiduciosa della venuta definitiva del Signore.
Un poeta scozzese, Robert Louis Stevenson, diceva: “Non cercare di afferrare le stelle, ma svolgi con semplicità i compiti assegnati dalla vita, nella certezza che gli incarichi di ogni giorno e il pane quotidiano sono le cose più dolci della vita”.
Non cercare di afferrare le stelle, potremmo aggiungere, perché l’Infinito è già nel tuo cuore! È Cristo, in te.
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