
Sale e luce: oggi è questo che il Signore ci chiede di essere. Ed è un dono, ma anche un impegno. Stiamo dunque con gioia nella salamoia della responsabilità!
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Dopo le beatitudini, attraverso le quali Gesù annuncia la condizione nuova che si vive quando si è raggiunti dalla sua parola e dalla sua azione, il suo discorso sul monte continua con due affermazioni-chiave: voi siete «il sale della terra» e «la luce del mondo».
Le due immagini – sale e luce – si integrano a vicenda.
Le proprietà del sale, usato fin dall’antichità come medicamento, erano ben note e varie: condire, depurare, purificare, proteggere dalla putrefazione.
L’uomo biblico in particolare ne faceva uso anche nel rituale dei sacrifici: «Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale» (Lv 2,13). Sale che diventa dunque simbolo stesso dell’alleanza.
Alleanza di Dio e segno di sapienza nell’uomo: «Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale (sensato, sapiente), per sapere come dovete rispondere a ciascuno», scrive l’apostolo Paolo ai cristiani di Colossi.
Quanto fosse tenuto in gran conto questo simbolo lo cogliamo anche attraverso il sentire del giudaismo che paragonava addirittura la Torah, La Legge, al sale. Per i dirimpettai greci invece era simbolo di ospitalità: “aspergere il sale” era il più alto segno di benvenuto quando qualcuno entrava in casa.
Se ci pensiamo bene, il discepolo che vive nello stile delle beatitudini – povero in spirito, mite, affamato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato per la giustizia, insultato perché è di Cristo – è un pugno di sale sparso sulla terra, sparso per tutti, e inviato a tutte le genti. Il suo annuncio e la testimonianza della sua vita è cura che dà salvezza, condisce di bene ogni relazione; depura il mondo filtrandolo attraverso la misericordia, la carità, la rettitudine. Chi viene raggiunto dalla sua parola, che proclama il regno di Dio, viene purificato, diventa nuova creatura e soprattutto non rimane intrappolato nella corruzione della morte. Che poi sia anche sapiente e ospitale è ben evidente.
Tutto questo è davvero bello perché buone/belle sono le opere da lui compiute nel nome del Signore, sempre. E sono radiose, capaci di far luce a tutti quelli che sono nella casa.
Proprio perché il discepolo è questo sale che dà sapore e questa luce che splende sul candelabro, ha però una grandissima responsabilità: «ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?». Come dire, la sua missione è indispensabile, non può demandarla né può rinunciarvi. Le conseguenze sarebbero insipienza e buio, per sé e per quanti sono nella casa, per tutti cioè.
Sale e luce: oggi è questo che il Signore ci chiede di essere. Ed è un dono – perché è innanzi tutto Lui che mette sale nella nostra vita! - ma è anche una responsabilità da non prendere sottogamba, anche perché è questo stile di vita che ci rende beati.
Stiamo dunque con gioia nella salamoia della responsabilità!
Komentáře