Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Per mettere alla prova Gesù, alcuni “gli chiedevano un segno dal cielo” (Lc 11,16).
Ed ecco la risposta: no! A questa generazione malvagia, cieca e sorda, arrogante e ipocrita, replica Gesù, sarà dato “il segno di Giona”.
Questo profeta, a dire il vero un po’ svogliato, dopo aver rischiato di morire, anzi simbolicamente morto per tre giorni nel ventre di un pesce, si era piegato ad obbedire alla sua missione e, raggiunti gli abitanti Nìnive, aveva annunciato il castigo imminente e costoro si erano pentiti della loro condotta malvagia.
Ora Gesù dice di sé: “qui vi è uno più grande di Giona”. “Più grande” perché non annuncia castighi, ma proclama misericordia. E voi che fate? Non ascoltate, non mi date retta, non vi convertite.
Pensate, continua Gesù, che la regina del sud affrontò un viaggio lunghissimo per ascoltare la sapienza di Salomone. E voi, che avete l’opportunità di ascoltare uno “più grande di Salomone”, che fate? Ve ne infischiate, anzi lo mettete alla prova, lo accusate di essere un tirapiedi di Satana, contro Dio, immerso nel male.
Non so voi, ma di occasioni sprecate ne ho collezionate tante in vita mia. E in ognuno di quei casi ho fallito perché certi “segni” mi scomodavano troppo. Allora prendevo tempo, preferivo sempre rimandare a domani una conversione che invece doveva cominciare subito, senza tergiversare. E per giustificarmi dicevo a me stessa: non ce la faccio, ho bisogno di tempo. Oppure mettevo in dubbio il valore e il peso del “segno” che puntualmente il Signore mi metteva sotto il naso: è proprio questo che vuole? Non sarà che mi sto solo illudendo e che a volere certi ‘cambiamenti’ è solo il mio orgoglio che punta troppo in alto?
E altalenando, tra un sì e un no, tra un ma e un se, ho finito solo per perdere energie e tempo, fino a quando, a un tratto e per dono, ho colto davvero che il “segno”, a partire dal quale ogni conversione diventa possibile, è la croce, lì dove la carne trafitta di Dio m’insegna davvero ad amare, a morire e a risorgere.
La sua croce, smuovendomi il cuore, mi ha fatto abbracciare la mia. E accolto finalmente l’invito del Signore, non ho più rimandato a domani: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).
Lo ammetto, ogni giorno, seguirlo è un’impresa! Ma ne vale la pena. Mi metto in viaggio con la regina del sud e macino chilometri anch’io, dalla mente al cuore, per ascoltare la sapienza del Vangelo.
Dovrò fare ancora un lungo cammino.
Spero siate i miei compagni di viaggio!
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