Quando c’è di mezzo l’amore, quello vero, il giogo è dolce e ogni peso leggero.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,28-30
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Ogni volta che leggo questo vangelo mi torna alla mente l’invito parallelo della sapienza che scorre agile nel Libro del Siracide:
«Avvicinatevi a me, voi che siete senza istruzione,
prendete dimora nella mia scuola.
Perché volete privarvi di queste cose,
mentre le vostre anime sono tanto assetate?
Ho aperto la mia bocca e ho parlato:
"Acquistatela per voi senza denaro.
Sottoponete il collo al suo giogo
e la vostra anima accolga l'istruzione:
essa è vicina a chi la cerca”» (Sir 23,26).
“Avvicinatevi”, “venite”: sono anche i verbi della sequela, dell’invito che il re rivolge a tutti per partecipare alla festa di nozze del figlio (Mt 22,4), e di Gesù che invita tutti a entrare nel regno (Mt 25,34).
È bello, consolante che quest’invito sia gratuito e mai sottoposto a condizioni. Anzi, se sei stanco e oppresso, “senza istruzione”, “assetato” hai una chance in più per essere subito accolto e trovare ristoro. E lo dico perché qui, nel vangelo e nel libro del Siracide, gli oppressi, stanchi, assetati e senza istruzione sono coloro che soffrono per le penalità della vita, che vivono sotto il peso del peccato, il loro e quello degli altri, che si sentono schiacciati da strutture ingiuste e leggi farisaiche. Insomma, tutta gente in qualche modo bisognosa di misericordia: metteteci dentro anche i pubblicani, le prostitute e i peccatori, di ieri e di oggi, di fatto o solo nel cuore.
La buona notizia dunque è che qui, nel cuore mite e umile di Cristo, tu trovi l’acqua della misericordia che disseta e ne provi un gran sollievo. Non per un momento, ma per sempre. Chiunque tu sia. Vorrei soppesassimo la forza di questa rassicurazione con cui Gesù ci raggiunge: «io vi darò ristoro».
Questo avviene facendo un semplice gesto: «Prendete il mio giogo sopra di voi». Attenzione però: il giogo offerto da Gesù non è una schiavitù, un’oppressione, uno svilimento che annienta la tua dignità. Al contrario: sottoporre «il collo al suo giogo» significa fare alleanza con il Signore, avere con Lui il legame forte, indissolubile ed eterno che unisce due sposi.
E si sa, quando c’è di mezzo l’amore, quello vero, tutto diventa dolce e ogni peso leggero.
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