Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Dove si pone la lampada?
Naturalmente in alto, “su un candelabro, perché chi entra veda la luce”. Sembrerebbe un’osservazione scontata se non fosse che, conoscendo il cuore degli uomini, Gesù sa che corriamo il rischio di mettere la lampada “sotto un letto” o di coprirla con un vaso.
Coprire una lampada con un vaso non significa solo impedire alla luce di rischiarare l’ambiente circostante, ma correre il rischio di farla spegnere. Se infatti si consuma tutto l’ossigeno contenuto nell’aria chiusa dentro il vaso, la fiamma non può bruciare, non c’è combustione.
Ecco a cosa ci si espone se ascoltiamo la Parola con superficialità, se non le facciamo mettere radici nella nostra vita, se l’animo è incostante e le preoccupazioni ci soffocano a tal punto da renderci sordi, distratti, lontani, spenti: la fiamma del Vangelo via via smette di bruciare e, consumatosi l’ossigeno della “buona disposizione”, non vedi più e sembra quasi che in te non respiri più la Vita.
È come se sotto il letto, nascosta, ci sia non solo la luce ma anche la tua voglia di vivere in pienezza.
È interessante ciò che parallelamente scrive l’evangelista Marco: "Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto?” (Mc 4,21). Avete notato la stranezza del verbo che l’accompagna: "Viene forse la lampada…”? Come se questa lampada avesse le gambe e sopraggiungesse da sola. In effetti così è perché la lampada è Gesù stesso. Lui è venuto e viene ancora e non vuole restare nascosto sotto il moggio della nostra tiepidezza. Ci ha offerto la sua luce perché possiamo diventare luce e comunicare luce: “Quanto più il cristiano s’immerge nel cerchio aperto dalla luce di Cristo, tanto più è capace di capire e di accompagnare la strada di ogni uomo verso Dio” (Lumen fidei, 35).
Oh, mi raccomando dunque: “Fate attenzione a come ascoltate!”, come dice Gesù qui nel vangelo di Luca, ma fate anche attenzione “a cosa ascoltate” (Mc 4,24).
“Come”, cioè con quale intensità interiore, con quale docilità.
“Cosa”, imparando a distinguere la Parola di Dio, che è “via, verità e vita” (cfr. Gv 14,6), dalle parole degli uomini, “piccole luci che illuminano il breve istante, ma che sono incapaci di aprire la strada”, come dice Papa Francesco.
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