La loro ‘sana follia’ oggi ci fa ancora sperare.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,20-21
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Domani ad Assisi due giovani novizie delle Suore Francescane dell’Addolorata - Ambra e Rita – emetteranno la loro prima professione religiosa. Sono state qui con noi all’Eremo per qualche settimana e insieme abbiamo condiviso l’ultima tappa della loro preparazione. Per noi è stato un tempo bello/buono e, a sentirle, anche per loro.
Prima di partire mi hanno detto: chissà come commenterai il vangelo del “nostro giorno”!
Si riferivano proprio al vangelo che abbiamo appena letto.
“Ruminandolo” ho pensato e ripensato alle loro parole, al loro cammino, a questo tempo di grazia che stanno vivendo.
Forse qualcuno, guardando alla loro giovinezza “consacrata”, penserà: “Sono fuori di sé”. Si fa presto infatti a mettere insieme giovinezza e sogni, scelte, progetti, ben diversi, anzi lontani, da quello che loro stanno vivendo con freschezza e generosità. E magari si spera che qualcuno si faccia avanti e vada a prenderle, così come nel vangelo cercano di fare “i suoi” – i parenti – con Gesù.
Invece è proprio questa loro ‘sana follia’ che oggi ci fa ancora sperare.
Essere “fuori di sé”, nel testo originale significa “aver perso la testa”, “mancare di senno”. Ed è così che dev’essere, almeno nel tuo rapporto con il Signore: niente calcoli, né riserve, né ragionamenti prudenti, misurati, arroccati in un “buon senso” fatto più di terra che di cielo. Insomma, non si può dire: fin qui sì, Signore, oltre sarebbe troppo!
Ambra e Rita hanno scelto di dire “sì” pur sapendo che, come Gesù, forse non avranno né tempo né modo neppure di mangiare o, meglio, potranno farlo solo dopo aver servito gli altri!
Come sarà maturata questa loro scelta?
Credo che abbiano assaporato in profondità e fatto propria con gioia una verità nascosta ai più: c’è un primato che appartiene a Dio e “la chiamata”, ovunque ti conduca (e non certo solo in convento!), è sempre un rompere gli argini dei tuoi piccoli orizzonti per lasciarti condurre dal Signore su strade inedite, strade che Lui ha tracciato per te. Strade nuove, talvolta in salita, polverose se volete, ma pur sempre vie luminose di pienezza nuziale, percorse con Lui, Gesù-Sposo, e con i fratelli, dilatando il cuore nell’amare tutti e ciascuno.
“Ci sono due forme di follia, scriveva Platone nel "Fedro", una che nasce da malattia umana, un'altra che deriva da un divino mutamento delle abitudini consuete”.
È questo divino mutamento che domani Ambra e Rita professeranno mettendo la loro vita, il loro cuore, nel cuore di Dio e della Chiesa.
Che questo divino mutamento, accolto e vissuto come dono, sia per tutti noi un pungolo quotidiano.
La sfida è questa: lasciare quelle abitudini consuete che ci costringono a stare perennemente ripiegati su noi stessi e sui nostri bisogni, per lasciarci contagiare dalla follia di Dio (cfr. 1 Cor 1,25) che “svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil 2,7).
Servo per amore. Servo di tutti. Servo fino alla fine.
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