Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Quando leggo questo brano penso spesso a Giobbe, che nella Bibbia è emblema dell’uomo comune che all’improvviso viene colpito da una serie di disgrazie. Spogliato di tutto – beni, figli, salute – va in cerca di risposte che diano senso al suo dolore. Mentre rumina con affanno gli eventi che vive, ad un certo punto esclama:
“Se stimerai come polvere l'oro
e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,
allora l'Onnipotente sarà il tuo oro,
sarà per te come mucchi d'argento.
Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai
e a Dio alzerai il tuo volto” (Gb 22,24-26).
È proprio ciò che oggi dice Gesù: fai una stima, dai un giusto valore alle cose. Ci sono beni di terra che marciscono e possono essere depredati, beni che scivolano via come i ciottoli trascinati dalla corrente del fiume, e ci sono beni duraturi, di cielo, che sono preziosi per sempre. Beni che nessuno può sottrarti.
Valuta dunque, discerni: cos’è che è bene accumulare davvero?
Giobbe fa una scelta: “Dio è il mio oro! E io potrò gioire in Lui guardandolo in faccia, come fa un amico”.
Anche noi dobbiamo fare una scelta. In giro ci sono tanti dispenser che erogano felicità immediate, ma terribilmente fluide: successo in tempi brevi, guadagni a portata di mano, soluzioni quasi magiche ad ogni problema. In realtà, così non è perché, per ottenerli, sei costretto a mettere un’ipoteca sulla tua anima. Quando poi pensi di averli finalmente ottenuti, scivolano via trascinati dalla corrente della tua perenne insoddisfazione, perché niente delle cose ti basta davvero e tu vuoi sempre avere di più.
Non solo: anche il poco o molto che tu chiami “tesoro” e che pensi di poter tenere al sicuro nella cassaforte del cuore, prima o poi deve fare i conti con la ruggine. E la ruggine è anche semplicemente il tempo che passa: non c’è niente che duri davvero in eterno se non quel tesoro che hai accumulato per il cielo.
Accumuliamo dunque, ma solo quei beni per i quali vale la pena rinunciare a tutto il resto. E mi auguro che il nostro sguardo sappia riconoscerli e il cuore custodirli.
Una mistica del secolo scorso, Franziska Streitel, donna di acuta intelligenza e interiorità profonda, diceva (ed è un feedback che calza a pennello con questo Vangelo!): “L’umanità nasconde in sé due gioielli e così raramente se ne apprezza il valore. Sono il povero ed il malato, attraverso i quali noi potremo arricchirci con i tesori più preziosi del tempo e dell'eternità”. Se ce ne prendiamo cura “con amore e gentilezza”, imitiamo Cristo “che si nasconde sia nell’uno che nell’altro”. E poi aggiunge: “Che i poveri gioiscano sempre della nostra amicizia”.
Statene certi: nella loro gioia, che dipende del riconoscerli, servirli e custodirli come gioielli, ci sarà anche la nostra. E nel nostro donarci, un tesoro che s’accumula in cielo.
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