Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Al tempo di Gesù chi giungeva nella città di Cesarèa, che il tetrarca Filippo aveva eretto a capitale del suo regno, rimaneva abbagliato dalla magnificenza dei palazzi e dall’agiatezza in cui vivevano gli abitanti, molti dei quali erano uomini d’affari con il portafoglio gonfio di denaro. Affari e bella vita, tra templi, teatri, bagni e sontuosi edifici pubblici. Anche la natura rigogliosa, fecondata dalle acque del fiume Giordano, faceva pensare a questa località come ad un angolo di paradiso. Ma, si sa, certi paradisi dove scorre tanto denaro e si sgomita per arrivare in alto, possono anche confondere 'la vista', tanto più che le lusinghe dell’avere, del piacere e del potere ubriacano anche gli astemi.
Non è dunque un caso che Gesù ponga proprio qui la fatidica domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?». Sembra quasi che, dinanzi a tanto luccichio di benessere e di potere, voglia far capire ai suoi discepoli cosa sia davvero il regno di Dio e, di conseguenza, quale scelta alternativa ed esigente debbano fare ogni santo giorno se vogliono seguire Lui.
Quand’è infatti che siamo disposti a tutto per qualcuno o per qualcosa? Quando ne riconosciamo il valore, oltre il quale tutto ci sembra relativo, e soprattutto quando ci sentiamo profondamente amati.
E chi risponde a tutti questi ‘requisiti’ più del “Figlio del Dio vivente”?
Ispirato da Dio, Pietro risponde alla domanda di Gesù in modo perfetto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Ma se andate a leggere i versetti successivi a questo brano, scoprirete che Pietro aveva ancora capito ben poco dell’identità del suo Maestro. Eppure a lui Gesù affida “le chiavi del regno dei cieli”. E se ne fa garante.
Consegnare le chiavi e dare il potere di sciogliere e legare significa affidare a un altro la gestione della propria casa. In particolare, sciogliere e legare vuol dire affidare a Pietro l’incarico di insegnare e guidare, trasmettere e spiegare con autorità. Non fraintendiamo, dunque: avere le chiavi in mano, per Pietro, non è sinonimo di potere ma di servizio, ed è segno di amore e vincolo di unità.
Cosa ne abbiamo fatto di questa chiave?
Purtroppo molti di noi sono andati a farsi dei doppioni ‘taroccati’, a proprio uso e consumo. Ognuno ha la sua chiave e ogni chiave è diversa dall’altra. E tutti pensano di poter aprire le porte del regno ed entrarvi senza passare attraverso Pietro e la Chiesa di cui lui è pastore e guida. Mi chiedo: ma quale porta apriranno?
E ancora: smascheriamo gli alibi e i luoghi comuni.
A quanti pensano che la Chiesa di Cristo voglia dominare le coscienze e occuparne gli spazi schiacciando e imperando, voglio dire senza presunzione e perché mi fido della Parola, che la Chiesa, come ha detto Papa Francesco, successore di Pietro, “non è una fortezza, non è un potentato, un castello situato in alto che guarda il mondo con distanza e sufficienza”. Piuttosto “vuole essere una ‘fontana’ di speranza nella vita delle persone”. Altro che livellare, costringere e dominare!
Buttiamo via perciò le chiavi che abbiamo taroccato e affidiamoci alla parola di Cristo: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.
Se poi pensiamo che il Vangelo sia un mercato dove si possa comprare a basso prezzo solo quello che si vuole, per comodo o alla bisogna… allora è meglio tornare a pagina 1 perché vuol dire che al Vangelo abbiamo dato solo una “letta”.
...ma si può sempre rimediare!
Comments