Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,31-35
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Alla minaccia di Erode Gesù risponde manifestando con forza la necessità di adempiere la sua missione: “È necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Ormai è giunto a un punto di svolta. La meta del suo viaggio è Gerusalemme, verso cui s’incammina deciso, meglio, “indurendo il volto”, come si legge nel testo originale greco (Lc 9,51). Lì dove “durezza” esprime fedeltà, quella dello Sposo alla sposa, sempre, nonostante fughe e tradimenti.
A che serve dunque, anche a noi, tergiversare nella palude dei “se” e dei “ma”?
Prendiamo una decisione ferma, senza ritorni né rimpianti, consapevoli che anche per noi Gerusalemme è il compimento di una missione, il senso stesso della nostra vita: “è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro” (Mt 10,24). Noi – tutti - possiamo farlo a patto che corriamo il rischio di una scelta definitiva, fatta anche di passaggi faticosi ma necessari. Sempre liberi, via via più responsabili e determinati a puntare in alto.
Non importa se la nostra decisione richieda più tempo del previsto e maturi più tardi: c’è spazio anche per i ritardatari. Purché la necessità di dover ancora maturare non diventi un alibi per non decidere mai.
Mettiamoci in cammino, senza voltarci indietro, distratti e ammaliati dal luccichìo appariscente di cose vuote, relative, che danno gioie passeggere, ma lasciano sempre insoddisfatti e avidi d’altro, d’altro e d’altro ancora. Camminiamo invece senza sosta, passo dopo passo, con la gioia della vetta che ci attende, costi quel che costi: “Bisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani”, dice Gesù (Lc 13,33).
Diamo voce alla Parola, con franchezza e scelte di vita coraggiose.
Non importa se lungo la strada impatteremo nell’amarezza del rifiuto: gli altri hanno il diritto di pensarla diversamente da noi. E noi del resto non sappiamo cosa passi loro nel cuore.
Quindi non arrenderti mai!
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