Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,20-28
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Gesù parla più volte della caduta di Gerusalemme, soprattutto nel Vangelo di Luca: lo fa qui, interloquendo con i discepoli, e poi dopo il suo ingresso nella città santa (Lc 19,41-44) e infine mentre è in cammino verso il Golgota per essere crocifisso (Lc 23,28-31).
Gerusalemme, per Luca, è la meta del viaggio di Gesù. Verso di essa egli avanza “decisamente”, per portare a compimento la missione affidatagli dal Padre: morire e risorgere per la nostra salvezza. “Decisamente”, dice il testo, letteralmente “indurendo il volto”, ossia manifestando la sua fedeltà, quella dello Sposo verso la sposa, sempre, nonostante le nostre fughe e i tanti tradimenti. Un volto che, strada facendo, proprio alla vista della città, si bagna di lacrime e dolore: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!” (Lc 19,42).
Proprio a Gerusalemme infatti, la città amata, si rovesceranno su di Lui il rifiuto più grande e le accuse più subdole, fino a quel drammatico “Crocifiggilo!” urlato da una folla scatenata e ormai fuori controllo.
Come interpretare dunque alla luce dei sentimenti di Gesù l’annuncio che egli ripetutamente fa della caduta rovinosa di Gerusalemme?
La chiave di lettura, che tocca anche noi, sta nell’ultimo versetto di questo brano: “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Come dire: c’è una storia angosciante fatta di devastazioni, calamità, sofferenze, di cui in qualche modo anche voi siete responsabili, ma l’ultima parola di Dio è sempre vergata di speranza e offre prospettive nuove, liberanti, a patto che “alziate il capo” e credendo in Lui volgiate lo sguardo verso il “Figlio dell’uomo” che è salvezza e non verso la terra delle vostre colpevoli disfatte.
I credenti, diceva Sant’Agostino, "si fortificano credendo".
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