Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Ieri vi dicevo che non basta mettere un argine alla sete di vendetta, come avevano fatto in Israele introducendo la legge del taglione: bisogna cambiare prospettiva e spegnere insieme l’odio e l’ingiustizia, cercando di recuperare l’altro dandogli l’opportunità di cambiare.
Non era difficile intuire che, per farlo, è necessario essere disposti ad amare tutti, anche i nemici, gli ingiusti, quelli che ci mettono il bastone tra le ruote e ci danno filo da torcere. Certo non sarà facile, ma questa logica capovolta ha il potere di disinnescare il rancore.
Tuttavia sarebbe una strategia azzoppata se la mettessimo in campo solo per sedare la nostra rabbia, gestire alla meno peggio le relazioni compromesse e mantenere un po’ di quieto vivere.
C’è un motivo ‘alto’ che giustifica l’amore verso i nemici: “affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. La leva dell’amore dunque non è il buonismo, di per sé spesso dannoso, ma la paternità di Dio, l’essere suoi figli e dunque tra noi fratelli.
In quest’ottica, l’amore reciproco è quanto di più bello si possa sperimentare, ma lì dove non c’è bisogna che alimentiamo l’amore gratuito: ti voglio bene anche se mi sei nemico e ti voglio bene perché sei mio fratello.
Ma può essere chiamato davvero fratello colui che mi fa del male?
Non è che forse stiamo esagerando?
No, tutt’altro. Stiamo solo camminando sulle strade dell’amore di Dio. E Lui “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.
Certo, questo amore non si regge sui nostri sforzi: da soli non saremmo capaci di tenere duro quando tra le mani la patata si fa così bollente da ustionarci. Ecco perché Gesù s’affretta ad aggiungere un altro imperativo: “pregate per quelli che vi perseguitano”.
La preghiera è una terapia riabilitativa formidabile: ci libera dalla ruggine del rancore che si forma nel cuore e ci modella secondo il cuore stesso di Dio, abilitandoci ad amare stando con i piedi per terra e con gli occhi rivolti verso il cielo. I piedi per terra, per affrontare con sano realismo le situazioni difficili che viviamo, mettendo sale e luce lì dove mancano, e gli occhi verso il cielo per non dimenticare mai che solo l’amore fa vivere. E solo l’amore ci conduce verso l’irraggiungibile meta a cui – dice Gesù – dobbiamo aspirare: essere “perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
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