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COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO

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    Comunità dell'Eremo
  • 23 feb 2023


Riscopriamo i tanti buoni motivi del digiuno quaresimale.


Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 9,14-15


In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Dopo i farisei che accusano Gesù di mangiare con i pubblicani e i peccatori, è la volta dei discepoli di Giovanni che muovono invece una contestazione basata sul confronto tra loro e i farisei che digiunano continuamente e i suoi discepoli che invece non digiunano.


Il digiuno era una pratica che contraddistingueva i gruppi spirituali più impegnati del tempo e in particolare di coloro che seguivano lo stile del profeta del deserto, il Battista, “che non mangia e non beve”. Questa pratica austera era un segno di conversione, di mortificazione, ma anche una sorta di rinuncia per placare Dio a causa dei peccati commessi.


Ora Gesù si discosta da questa tradizione religiosa non perché contesti il digiuno come tale (anzi!), ma per quello che c’era sotto: una modalità distorta nel praticarlo e soprattutto per quello che poteva ingenerare, ossia una sorta di autoesaltazione fuorviante (cfr. Mt 6,16-18).


Tuttavia qui, in particolare, giustificando il comportamento dei discepoli, Gesù ne sospende la pratica per un tempo preciso: «finché lo sposo è con loro».


E lo sposo è Lui.

“Verranno giorni”, dice alludendo alla sua passione e alla sua morte, in cui i miei discepoli saranno in lutto, afflitti perché sarà loro tolto lo sposo. In quei giorni sentiranno nel cuore la sofferenza di questo distacco. E sembra voglia dire ancora: sarà soprattutto questo distacco il loro digiuno. Non un semplice languore di pancia che prima o poi trova ristoro nel cibo, ma la mancanza della mia presenza visibile.


A che serve allora il digiuno oggi per noi?

Lo Sposo c’è, altroché! Ed è risorto. Digiunano gli occhi, privati della sua presenza visibile, ma il cuore è perennemente sazio di gioia perché Lui è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20).


Quindi qual è il senso del nostro digiuno quaresimale? Non è certo una prestazione ascetica da ostentare con orgoglio, né una bigotta astinenza per imbonire il nostro Dio. Sarebbe ridicolo solo pensarlo. Il digiuno ci ricorda piuttosto qual è la nostra vera fame: fame di Lui, della Sua Parola e della Sua presenza; e ci aiuta a riordinare la nostra vita riconducendola all’essenziale; ci stimola a educare i nostri desideri orientandoli verso l’unico bene assolutamente necessario; e soprattutto ci fa sentire nella nostra carne la fame dei poveri. Non per attizzare falsi pietismi ma per aiutarci a trasformare i ‘nostri’ beni in beni ‘comuni’, condivisi. Perché nessuno sia nel bisogno e tutti si sentano “amici dello Sposo”.

 
 
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  • 22 feb 2023


Rinnegare se stessi, dare la vita è fiorire. Quando lo fai è sempre primizia di risurrezione.


Dal Vangelo secondo Luca

Lc 9,22-25


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

“Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto” – “È necessario” che sia così, dice Gesù ai suoi discepoli: “soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso e risorgere”. Ma è da intendersi bene, altrimenti rischiamo di sentirci trascinati verso un’impotenza infeconda, che Dio certo non vuole.

“È necessario”: non è una tragica fatalità, una forza cieca che domina su di noi, un destino segnato e ineluttabile contro cui non si può far nulla, ma una precisa volontà di salvezza che il Signore manifesta e porta a compimento nel mistero pasquale, amandoci “fino alla fine”.


La sofferenza, il rifiuto e la morte di Gesù, dentro le quali ci sono anche le nostre, sono dunque terra feconda dentro la quale la Provvidenza semina una vita nuova, volgendo ogni cosa verso un bene più grande e duraturo. Ecco perché Gesù a tutti diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.

“A tutti diceva”, e questo per dire che la sequela è per tutti “via, verità e vita”. Non ci sono percorsi alternativi né verità cucite a nostra misura e come piace a noi, in cui sia possibile conciliare vita ‘cristiana’ e vita ‘propria’, a proprio uso e consumo.


Ed è una scelta: “Se qualcuno vuole”. Potete dire sì o no, liberamente, ma con responsabilità, decidendo con saggezza. È vero che scegliere significa anche rinunciare a qualcosa, ma non dimentichiamo che rinunciare è soprattutto “preferire”. E in questo caso, preferire le vie di Dio, la sua logica, lo stile del suo amore.


Per questo Gesù aggiunge: “Rinneghi se stesso”. Ricordate Pietro nella notte della passione del Signore? Lo rinnegò dicendo: "Non conosco quell'uomo!" (Mt 26,72). E lo disse per paura e per salvarsi la pelle. Ecco, rinnegare se stessi vuol dire uscire allo scoperto e dire con la vita: “Io conosco quell’uomo!”. Lo conosco e lo seguo portando con lui il giogo dell’amore, fino alla fine, decentrandomi, ben consapevole che il centro, il mio centro è Lui. E con lui lotto contro il male, facendo del bene.


Capite allora che una scelta di vita modellata dall’amore non può che essere perseverante: “Ogni giorno”, dice Gesù. A primo acchito può non sembrare una prospettiva esaltante, ma lo diventa se comprendiamo che perseverare nell’amore non è mortificazione a oltranza, non è perdita, ma liberazione autentica e puro guadagno, fino al punto da poter dire, e non solo a parole: “Per me vivere è Cristo e morire è un guadagno” (Fil 1,21).


Rinnegare se stessi, dare la vita, dunque è fiorire. Quando lo fai è sempre primizia di risurrezione.

 
 
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    Comunità dell'Eremo
  • 21 feb 2023

Mercoledì delle Ceneri - Quaresima: il Signore ci manda una fame che non ammette digiuno, fame di ascoltare la Sua Parola, fame di preghiera, fame di giustizia e di carità.


Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

“Verranno giorni – dice il Signore – in cui io manderò la fame nel paese, non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare la parola del Signore” (Am 8,11).

Ecco la Quaresima: il Signore ci manda una fame che non ammette digiuno, fame di ascoltare la Sua Parola.


Ammettiamolo: siamo fin troppi sazi di parole vuote di senso, biascicate, urlate, gettate al vento, sprecate e vendute al miglior offerente. Parole che seminano morte o che sulla morte tessono trame di potere, sprezzanti del lutto e delle lacrime di tanti innocenti. Parole superficiali, inutili, che puntualmente cadendo a grappolo tra le chiacchiere infinite creano un vuoto ancora più grande. Parole, solo parole. Che non sfamano, non dissetano e non portano pace. Parole che incipriano d’apparenza le nostre vite, mentre noi ci affanniamo a nascondere le rughe della nostra ‘vecchiezza’ cominciata nel momento stesso in cui abbiamo anestetizzato la fame di Dio e il desiderio di cercarlo e cercarlo ancora dopo averlo trovato.


E intanto camminiamo claudicanti lungo le vie della giustizia e ci sentiamo mortificati dall’iniquità di parole che smentiscono la nostra fede.


Come rassegnarci dinanzi agli eserciti, alle armi, alla violenza e alla morte?

Inutili, surreali e rivoltanti sono ancora una volta le parole degli uomini che persino in nome di Dio sporcano il Vangelo benedicendo una ‘farsa’ – con vittime vere e vero pianto! – dietro la quale nascondono interessi che non sono quelli di Dio.


Venga dunque la Quaresima ad esigere una profonda purificazione delle nostre coscienze!

È tempo di fare verità in noi stessi con la cenere sul capo, smettendo di confezionare parole e gesti per il mercato dell’effimero, lì dove l’unica cosa che conta è il potere, l’ammirazione degli uomini, i riconoscimenti, la visibilità, il far proseliti. E tutto è in svendita, persino la nostra fede, che si prosciuga nella ricerca affannosa di ricompense immediate, a caccia spasmodica di like, di followers, di poltrone, di favori e d’amici con i quali magari non hai neanche incrociato lo sguardo. Anche questa è una misera guerra che spara a raffica sui rapporti, sui sentimenti. Con che guadagno poi?


Grazie a Dio, dirimpettaia di questi banali, meschini guadagni è la ricompensa che il Padre ci offre se diamo ascolto alla Sua Parola e la mettiamo in pratica, liberando il cuore dalla vanagloria che si nutre dell’infido e insaziabile desiderio di mettersi in mostra.

Il Vangelo di oggi ripete per ben sette volte la parola “ricompensa”: gli ipocriti l’hanno già ricevuta; chi invece pratica la giustizia e fa l’elemosina in segreto l’attende solo da Dio, così anche chi digiuna senza attrarre l’attenzione degli altri. È un mondo capovolto quello che Gesù ci prospetta. Non facile, visto che siamo un po’ tutti nell’altro emisfero, ma non impossibile.

A partire dunque dalla sfida di questo tempo quaresimale, facciamo un primo sano gesto di autentica conversione – diciamo un seme, un segno! – accogliendo la fame che Dio manda, fame di ascoltare la Sua Parola, fame della Sua ricompensa.

Naturalmente su ogni altro appetito scriviamo la parola “digiuno” e teniamo aperto il cuore per fare del bene senza suonare la tromba. Preghiamo soprattutto, nel segreto, in camera e nel cuore, lì dove a vederci è solo il Signore, ma preghiamo anche con gli altri, divenendo coralmente un’unica voce che invochi la pace.


Buona Quaresima!

 
 

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