top of page
strisciablog.jpg

Per guardare la vita dall'alto

e vedere il mondo con gli occhi di Dio

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO

leggi | rifletti | prega | agisci

Cerca
  • Immagine del redattoreComunità dell'Eremo


Dal Vangelo secondo Marco

Mc 16,15-20


In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

Sono cinque “i segni che accompagneranno quelli che credono”. Stiamo attenti però: bisogna leggerli non come prodigi inscenati da maghi e fattucchiere, ma alla luce del simbolismo biblico, considerandoli come “lieto messaggio” che annuncia la presenza del Risorto in mezzo a noi “tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Ricordate Is 11,6: per descrivere i tempi messianici il profeta dice che “il lupo abiterà con l’agnello”. Che vuol dire? Non certo che il lupo smetterà di essere una creatura aggressiva e diffidente. Isaia usa questa immagine per dire che nel regno di Dio non ci sarà più spazio né per l’inimicizia né per le ‘imboscate’ reciproche.

Ecco: alla stessa maniera dobbiamo leggere questi cinque segni che ribaltano ‘lo stile di Adamo’ in balìa del serpente antico.


“Scacceranno i demòni”Tutto ciò che nell’uomo è opera mortifera, incline al male – odio, egoismo, cattiveria, avidità – verrà spazzato via dalla potenza di Cristo che agisce in noi attraverso la sua Parola e i Sacramenti.


“Parleranno lingue nuove”Capite bene che nel nostro quotidiano questo non significa diventare poliglotti, ma parlare il linguaggio ispirato dallo Spirito Santo che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo, capace di disinnescare gli ordigni della violenza verbale, dell’arroganza e della falsità, e capace di abbattere i muri della divisione e dell’incomprensione.


“Prenderanno in mano i serpenti” I serpenti nella Bibbia rappresentano la vita e la morte. Qui, con il loro veleno, è della morte che parliamo, dell’insidia astuta che viene dal male e vuole farci deragliare su strade di negatività e di non senso. Ora, alla luce della risurrezione, il male è come un cane a cui è stata messa la museruola: abbaierà ancora – certo! – ma non potrà più mordere.


“Imporranno le mani ai malati e questi guariranno” È uno dei grandi segni che Gesù ha compiuto e che noi tutti possiamo prolungare attraverso le nostre mani tese verso i malati per compiere gesti di tenerezza e compassione. Forse non guariremo il loro corpo, ma certamente li ungeremo di consolazione e di speranza.


Naturalmente il Signore attraverso coloro che credono compie anche segni visibilmente prodigiosi, eclatanti. Lo ha fatto con la prima comunità cristiana, come attestano molti episodi degli Atti degli Apostoli, lo fa certamente anche oggi e lo farà ancora. Ma nell’ordinarietà della vita dei credenti – la mia e la tua – Lui entra, anzi “sta” e “agisce” come il lievito che fermenta la massa, in modo discreto ed efficace.

Non andiamo dunque a caccia di “miracoli” ed eclatanti “segni del cielo” inseguendo con fanatismo il “guru” di turno che riesce a darci sensazioni nuove. Cerchiamo piuttosto di testimoniare la nostra fede nella realtà che viviamo, con mente aperta e cuore semplice.

Un miracolo di certo lo possiamo fare ed è il Signore stesso a suggerircelo, anzi a richiedercelo, come dice il profeta Michea:


“Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono

e ciò che richiede il Signore da te:

praticare la giustizia,

amare la bontà,

camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8).


240 visualizzazioni
  • Immagine del redattoreComunità dell'Eremo



Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 6,22-29


Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

 

Il “segno” della moltiplicazione dei pani continua a suscitare un grande interesse intorno a Gesù. Mentre la folla cerca di raggiungerlo, l’evangelista sottolinea con insistenza che in questo andirivieni - di Gesù, dei discepoli e della gente – c’è sempre di mezzo una barca che rimanda a una traversata.

Parlando ai giovani, dicevo che la traversata è la vita che vivi e dunque per vivere bisogna remare, darsi da fare. Ma non basta: se non c’è una rotta da seguire e, a bordo, compagni di viaggio su cui poter contare, prima o poi saremo trascinati dalla corrente, per finire, spiaggiati, dove non vogliamo.

Qui la gente pare si stia dando davvero da fare: la vedi in movimento – rema! - “alla ricerca di Gesù”.

E ‘remano’ tutti con tanta energia che lo trovano, ma ancora sembra non bastare. E Gesù glielo dice senza mezzi termini “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.


Cos’è che ancora non basta, cos’è che devono rettificare, perché sono ancora fuori rotta?

Non poteva già essere sufficiente che questa gente si stesse dando da fare per incontrarlo?

Il punto è che lo stavano cercando solo per un bisogno di appagamento, mossi da una fame che non è ancora “fame di d'ascoltare la parola del Signore” (Am 8,11), ma semplice sostentamento.

Prima lo volevano prendere per farlo re, anche in quel caso per un loro bisogno: avere un liberatore su cui poter contare. Ora gli stanno col fiato sul collo perché quei pani “li hanno saziati”. Hanno visto abbondanza di pane materiale, ma non sono riusciti ad andare oltre. Sono rimasti stupiti per il miracolo che hanno visto, ma non ne hanno afferrato il senso, probabilmente perché concentrati solo sui loro bisogni immediati.

Ciò che ora li motiva dunque non è ancora una fede autentica, ma la ricerca di una soddisfazione personale, come di un vuoto che si deve colmare, di un pane fatto con la farina che vorremmo noi e non con il grano macinato dalle mani di Dio.


Diamoci da fare, dunque.

Cerchiamolo questo pane che ci sazia, ma lasciamo che sia Lui a impastarlo con la farina che vuole. Non stiamo lì a begare sugli ingredienti: questo sì, quello no, per poi non essere mai soddisfatti e continuare ad aver fame. Fidiamoci di Lui.

In fondo non è questo ciò che chiediamo ogni giorno quando nel Padre Nostro diciamo “Dacci il pane quotidiano e sia fatta la tua volontà”?


196 visualizzazioni
  • Immagine del redattoreComunità dell'Eremo

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 24,13-35


Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

“Rimani con noi…”

"Quando fu a tavola con loro, prese il pane...lo spezzò e lo diede loro”

Cristo si fa ospite perché è compagno di viaggio, infatti non si limita ad aspettarci alla locanda, anzi si direbbe che addirittura preferisca il ruolo del viandante rispetto a quello dell’ospite: “fece come se dovesse andare più lontano”. Così i discepoli da invitanti si scoprono invitati: è il Signore Gesù il vero ospite che li ammette alla comunione con lui per cui quella cena diventa Eucarestia, comunione pazientemente ricercata e finalmente raggiunta. All’improvviso lo vedono e lo riconoscono; ma non è Gesù che cambia di aspetto, sono invece proprio i loro occhi che diventano capaci di riconoscerlo perché i loro cuori si sono riscaldati alla Parola dell’Amico divenendo capaci di entrare in comunione con Lui.

Contempliamo l’icona di questa cena ad Emmaus.

Dentro la casa, Gesù è al centro, in piedi, sta spezzando il pane. E' rivestito dalla tunica, il chiton rosso e il mantello, l'imation blu che indicano le due nature. Il blu, indicando il cielo, sottolinea il miste­ro della vita divina: Gesù è vero Dio. Il rosso richiama il fuoco, il sangue, l'umanità: Gesù è vero uomo.

Il discepolo barbuto più an­ziano, è Cleopa; indossa un mantello e una tunica dalle tonalità intense e calde che rimandano al desiderio profondo di comunione e alla forte tensione a diventare una cosa solo col Maestro. L’altro discepolo più giovane porta una tunica bianca e un mantello rosso: con le mani aperte e il volto rivolto al Risorto, pare bere ogni sua Parola e volgere a Lui tutto il suo desiderio. Anche lui col salmista sembra esclamare: “l’anima mia ha sete di Dio, ha sete del Dio Vivente, quando vedrò il suo Volto?”

Il verde del pavimento ci suggerisce inoltre la fertilità del­la parola di Cristo che è portatrice di vita, di gioia vera; i rossi aranciati dell’arreda-mento, poi, ci parlano dell'amore che si spende nel sacrificio fino a dare la vita e ci rimandano all’immagine del roveto ardente sull’Oreb.

I due discepoli, seduti attorno alla tavola, contemplano meravigliati, stupiti ed estasiati Gesù: "Dissero l’un l'altro non ci ardeva forse il cuore in petto mentre ci parlava per la strada e ci apriva il senso delle scritture?".

Ormai Lui è in noi e noi in Lui, grida l’icona. Il nostro cuore raggelato e lento, comincia a pulsare e ardere; i nostri occhi prima appannati dalla paura e dalla tristezza, si aprono a contemplare il Signore della Vita. Tutto, suggerisce l’icona, era necessario, ma per riconoscerlo bisognava rimanere in Lui, bisognava spezzare il pane con lui. Ascolto e comunione trasformano il cuore di pietra in cuore di carne. Qui, grida l’icona, si respira vita divina e si partecipa ad essa pienamente;

qui, nell’Eucarestia, non solo facciamo esperienza di un Dio che è per noi e con noi ma anche di un Dio che è in noi. E noi tabernacoli viventi, uomini e donne spirituali, avendo incontrato il Signore, ci lasciamo illuminare dallo Spirito e permettiamo all'amore del Padre di vivere in noi.

Ma non indulge troppo il Signore: “dopo la frazione del pane, sparì dalla loro vista” . Per quanto gratificante sia la sua manifesta presenza tra noi, Egli non teme di sottrarsi e nascondersi ai nostri occhi forse per costringerci di nuovo a partire, a camminare, con un ritmo cadenzato non più dalla delusione, ma sulla calda certezza che ha risvegliato il nostro cuore: è risorto!

“Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme” Si potrebbe quindi dire che noi siamo una Chiesa viandante e pellegrina che ha il compito di annunciare a tutti la vita e la speranza. Dunque è irrinunciabile l’impegno di affiancarsi agli uomini e donne del nostro tempo e farci accettare come compagni di viaggio.

Urge uscire dalle nostre delusioni e dalle nostre situazioni di fiacca perché la Provvidenza ci fa vivere in un’epoca il cui simbolo è la strada a più curve più che ‘la poltrona’: senza ritrosie per il ‘nuovo’ e senza compromessi col presente ritenuto possibile, tranquilla riedizione del passato…Sedentarietà a tutti i livelli: culturale, religiosa, psicologica. Se davvero ci sta a cuore Cristo, occorre camminare con attenzione, con vigile disponibilità, direi persino con ardimentosa gioia perché Lui si accompagna a noi nel cammino, ci scalda, anzi ci fa ardere il cuore aprendolo alla più vera riconoscenza, per cui esclamiamo:

Signore Gesù, grazie perché ti sei fatto riconoscere nello spezzare il pane. Mentre stiamo correndo verso Gerusalemme, e il fiato quasi ci manca per l'ansia di arrivare presto, il cuore ci batte forte per un motivo ben più profondo.

280 visualizzazioni

VUOI RICEVERE IL COMMENTO ALLA PAROLA DEL GIORNO SU WHATSAPP?

Se vuoi ricevere il post quotidiano della Parola del giorno su WhatsApp, compila questo modulo. Ti inseriremo nella bacheca "La Parola del giorno" da cui potrai scaricare il link.

Il tuo modulo è stato inviato!

icona-whatsapp-300x300.png
civetta_edited.png
bottom of page