top of page
strisciablog.jpg

Per guardare la vita dall'alto

e vedere il mondo con gli occhi di Dio

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO

leggi | rifletti | prega | agisci

VUOI RICEVERE IL COMMENTO ALLA PAROLA DEL GIORNO SU WHATSAPP?

icona-whatsapp-300x300.png
civetta_edited.png
Se vuoi ricevere il post quotidiano della Parola del giorno su WhatsApp, compila questo modulo. Ti inseriremo nella bacheca "La Parola del giorno" da cui potrai scaricare il link.

Il tuo modulo è stato inviato!

Cerca
Immagine del redattoreComunità dell'Eremo

Le nebbie della dispersione


Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 5,31-47


In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:

«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.

Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.

Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.

Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?

Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

 

Una vera e propria arringa difensiva: Gesù, accusato di bestemmia perché, a dire dei Giudei, si sta arrogando l’identità di Figlio di Dio, risponde loro chiamando in causa Mosè che – egli dice – “ha scritto di me”, e il profeta Giovanni, che “ha dato testimonianza alla verità”.

Gesù porta le prove della sua assoluta fedeltà al Padre, ribadendo di compiere la sua volontà. E precisa: Giovanni era lucerna che arde e voi “avete voluto rallegrarvi alla sua luce” solo per momento. Come dire: siete accorsi a lui, vi siete fatti battezzare, ma non lo avete preso sul serio quando ha detto: “Viene dopo di me colui che è più forte di me; ed Egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1, 7-8); così, superficialmente, avete confessato i vostri peccati ma senza cambiare vita e senza fare “frutti degni di conversione”; avete visto le “opere” del Padre e non le avete riconosciute, accecati come siete dal desiderio di “ricevere gloria gli uni dagli altri”, e piuttosto che cercare la gloria di Dio, avete cercato voi stessi rimpinzandovi d’orgoglio.

Per poi aggiungere: voi che scrutate le Scritture, benché orgogliosi della Torà, non avete voluto ascoltare “il Padre che mi ha mandato”; esse parlano di me, testimoniano per me, ma voi “non volete venire da me per avere la vita”; “non avete in voi stessi l’amore di Dio”, non amate Lui e non vi amate fra voi; insomma, non accogliete me, non accogliete il Padre e neanche tra voi riuscite a farlo, divisi come siete nel cuore e nella vita.


Discorso durissimo e accorato che giunge fino a noi, oggi, mentre camminiamo tra le nebbie della dispersione convinti che tutto sia relativo e che anche Dio possa essere manomesso, riciclato o addirittura ridotto al silenzio.

È come se avessimo ostruito il fluire dell’acqua già alla fonte, negandola e riducendo la parola di Gesù a un rigagnolo che si disperde dentro la terra del nostro cuore senza dissetarci abbastanza.

Avessimo il coraggio e il desiderio di canalizzarla senza tregua, raccogliendola nell’otre del cuore come “acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14)!

Allora sentiamola finalmente questa sete e con essa il gusto di bere e di vivere camminando con gioia rinnovata verso le sorgenti della salvezza, disposti a tutto pur di essere conquistati da Cristo.

Ce lo auguriamo di cuore a ridosso della Pasqua! Desideriamolo con la stessa intensità di sant'Ignazio d’Antiochia, martire cristiano del I secolo, che andò incontro al martirio facendosi macinare come “puro pane di Cristo”. Deciso ad andare fino in fondo nella sua immolazione, diceva: «Io sento in me come un'acqua viva che mormora e dice: Vieni verso il Padre».


234 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page